
di Paolo Sorrentino - con Toni Servillo, Riccardo Scamarcio, Elena Sofia Ricci - durata 104' - origine: Italia 2018
Scartata dal festival di Cannes, nonostante la co-produzione francese, e con un’aria di deja-vu che potrebbe penalizzarla al botteghino, la prima parte di un dittico dedicato alla immarcescibile figura di Silvio Berlusconi giunge finalmente sugli schermi italiani. Si mormorava che il film (in due parti, come una mini serie) fosse pronto da un pezzo ma che l'uscita prima dell'elezioni fosse stata in qualche modo sconsigliata al regista premio Oscar. Dietrologie. Certo, si può ormai dire che SB è diventata un'ossessione italiana, un qualcosa di cui, per citare Giacomo Debenedetti, siamo contemporaneamente ghiotti e intolleranti. D'altra parte, è almeno dai tempi di Quarto potere (Citizen Kane, 1941) che la figura del ricco imprenditore (che di volta in volta diventa tycoon, uomo politico, mogul...) è periodicamente oggetto di narrazioni cinematografiche. È un'indagine soprattutto hollywoodiana, a volte frutto di invenzione, altre volte ispirata alla realtà (v. The Aviator, 2004) e in cui in tempi recenti si annovera certamente un capolavoro, Il petroliere (There Will Be Blood, 2007) di Paul Thomas Anderson. Probabilmente la cultura imprenditoriale americana, ispirata al capitalismo di stampo weberiano, si presta meglio a dipingere queste figure che, per quanto complesse e tormentate, sono comunque baciate da una fortuna che deriva loro direttamente dalla adesione al modello calvinista. Nella cattolica Italia, i ricchi sono più soventemente oggetto di sospetto a prescindere, e il tema è stato quindi meno frequentato.